
24 settembre 1989.
La visita che il Papa Giovanni Paolo II ha compiuto all’Università di Pisa la mattina di domenica 24 settembre 1989 ha segnato, fuor di ogni dubbio, una data importante nella lunga e ricca storia del nostro Ateneo, il quale appunto in un atto pontificio, come ha opportunamente ricordato nel suo saluto il Rettore Magnifico Bruno Guerrini, riconosce il proprio atto di nascita.
Si trattava, probabilmente del momento centrale della pur intensa visita pastorale del Papa alla diocesi di Pisa, come egli stesso ha sottolineato, rivolgendosi ai docenti, ai collaboratori tecnico-amministrativi e agli studenti, nonché ai direttori delle altre due università cittadine che concorrono a fare di Pisa un centro internazionale di alta cultura, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna: «... ritengo molto significativo per il mio ministero pastorale trascorrere con voi... una buona parte di questa mattinata».
Certamente, di questa visita, era anche il momento atteso con più curiosità dai giornalisti, giacché il Pontefice veniva nell’università in cui aveva insegnato Galileo, veniva in una università che era stata, a cavallo tra XIX e XX secolo il luogo di forti contrapposizioni culturali tra «laici» e «clericali».
Ebbene, Giovanni Paolo II, che sin dal suo arrivo, la sera del giovedì, aveva riconosciuto la grandezza dello scienziato pisano, si è posto immediatamente al di sopra di ogni polemica rivolgendo ai presenti un discorso di grande impegno e di vivo interesse per tutti, credenti e non credenti. Con grande rispetto per l’autonomia della scienza, ma anche con la consapevolezza che questa, avendo al suo centro l’uomo, non può da sola, senza confrontarsi con domande di altro tipo, pretendere di deciderne i destini.
Il rapporto tra scienza e fede, con le questioni che esso comporta, è problema remoto nella nostra civiltà; ma il Papa, nell’indicare le auspicabili linee di un sempre possibile, ed anzi necessario, approfondimento, si è mosso con la dichiarata intenzione di tenere presenti gli interrogativi posti dalla nostra epoca: un’epoca che, proprio per lo straordinario sviluppo della scienza, per il suo potere, per la sua influenza, ne sottolinea le enormi responsabilità.
Queste responsabilità ripropongono, secondo il Pontefice, in modo imperativo «il senso della vita e del nostro essere nel mondo»; pongono, in modo ineludibile, «l’istanza etica». Donde, per naturale svolgimento del discorso, il richiamo, agostiniano, alla verità che abita in interiore homine.
Un discorso impegnato ed impegnativo, che non meritava di essere affidato al solo ricordo, presto in pericolo di essere logorato dalla quotidianità, necessaria e importante, ma talora, ed inevitabilmente, dispersiva.
Giusta dunque la decisione di affidare ad una sobria pubblicazione il ricordo di quella mattinata; per consentire a presenti ed assenti di meditare le autorevoli riflessioni di Giovanni Paolo II, che è stato anche lui, in anni non lontanissimi, docente universitario.
I presenti, poi, ne trarranno nuovo motivo per ripensare sensazioni e sentimenti destati da quell’incontro, semplice e solenne insieme; un incontro con colui che è, per i cattolici, successore di Pietro e pastore della Chiesa Universale, per tutti, certamente, una delle grandi figure storiche del nostro secolo.
Possano questi ricordi e questi pensieri stimolarci ed aiutarci nella nostra fatica di ogni giorno, nell’insegnamento, nella ricerca, nello studio, nel lavoro, nelle pene e nelle consolazioni.
Marco Tangheroni
Da: Visita di Sua Santità Giovanni Paolo II, 24 settembre 1989. Pisa, Università degli studi di Pisa, 1990.